17 marzo 2008
IL vecchio e il cane
Il Vecchio e il cane
STAVA ,IL VEGLIARDO,SU DI UN CEPPO ASSISO
A RIGIRAR LA SABBIA DEI RICORDI
CERCANDO IN QUEI SUOI SEGNI RIVELATO
L'INUTILE COLAR DELLA SUA VITA.
E SE NE STAVA LI', DI FRONTE AL SOLE,
COL SUO CAPPELLO SPORCO E MALANDATO,
LA SUA CAMICIA PRIVA DI COLLETTO
RINCHIUSA DA UN ROSARIO DI BOTTONI.
NASO GRONDANTE, BARBA QUASI INCOLTA,
CAPELLI BIANCHI ABBANDONATI E RADI,
SCARPE CON SPAGO E CALZE RICADENTI.
ASSENTE AD OGNI STIMOLAR CHE FOSSE
IL MEN CHE: SI POTESSE RICAVARE
DA UN OBLIAR DI COSE ORMAI TRASCORSE.
IL RIMEMBRAR DI GIOIE E DI DOLORI,
DI FATTI MAI ACCADUTI E PUR PRESENTI,
DI VOLTI AMATI E DI SOSPIRI INFRANTI,
DI FUGHE DI ABBANDONI E DI LANGUORI.
ED ORA E' LI', COL SUO FARDELLO IMMANE,
DI ANGOSCE RIESUMATE E MAI VISSUTE,
SENZA PIÙ' SPEME ALCUNA TRA LE MANI.
E PARLA AL CANE,SENZA DIR PAROLA,
PERCHE' IL SILENZIO SIA IL DIALOGARE,
COME LO FU PER LUI.
TRA DUE ANIMALI DAL TACITURNO ERRARE,
UNO, PERO’, IN CERCA DEL SUO DARE
E L'ALTRO COL MORIR SENZA AVER DATO.
29 DICEMBRE 1996
TANO RANERI